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martedì 22 dicembre 2009

San Bernardo di Mentone - Patrono degli alpinisti

Divenuto arcidiacono e, poi, Agostiniano, gli venne affidato affidato l'incarico di ripristinare il valico detto «Mons Jovis». Si narra che per far ciò dovette lottare contro le pretese di un demonio e alla fine lo precipitò giù da una rupe. Di sicuro c'è che, partendo dall'abbazia svizzera di Bourg-Saint-Pierre, fondò un monastero in cima a quello che oggi è il Gran San Bernardo. A quota 2.470 metri è un posto di sosta e ospitalità per viaggiatori e pellegrini, nonché l'abitato più elevato d'Europa. Al santo viene attribuita anche la costruzione del cenobio in cima al Piccolo San Bernardo.


San Bernardo fu anche un attivo predicatore, e si sforzò di migliorare la disciplina e la dottrina del clero, compiendo parecchi viaggi nelle diocesi vicine; durante uno di questi viaggi cadde malato nel monastero di San Lorenzo a Novara, e in quella città morì nel giugno del 1081.

Dal 1923 è patrono degli alpinisti, ha dato il suo nome a due celebri passi alpini e anche alla simpatica razza canina dotata di botticella per il salvataggio in montagna.


Patronato: Alpinisti, Scalatori (Pio XI - 1923)

Etimologia: Bernardo=ardito come orso, dal tedesco

Emblema: Bastone da montagna, Cane

Martirologio Romano: Sul Mont-Joux nel Vallese, san Bernardo da Mentone, sacerdote, che, canonico e arcidiacono di Aosta, visse per molti anni tra le vette delle Alpi, dove costruì un rinomato monastero e due rifugi per i viandanti, tuttora recanti il suo nome.

Pio XI, il papa alpinista

Con chiodi, corde e piccozze don Achille (oggi s.s. Pio XI) e il suo compagno di cordata don Luigi Grasselli si diedero parecchio da fare, tra il 1885 e il 1913, passando per le vette alpine e dolomitiche. Salite ed escursioni che lo stesso Ratti annotava minuziosamente in un elenco conservato in un cofanetto di stoffa rossa e che descrisse in alcune relazioni stilate per la Rivista del Club Alpino Italiano, pubblicate poi nel 1923.

Nell’ambiente degli scalatori, infatti, il suo nome è legato a una vetta posta oltre i 2800 metri sopra la conca di By, in Valle d’Aosta, a un rifugio in Val Venosta e a non poche imprese: una “prima” sulla Punta Dufour del Rosa e, soprattutto, una “prima” sul Bianco, il tetto d’Europa, nota appunto come “Via del Papa” o come “Via Ratti-Grasselli”. Una denominazione, quest’ultima, che unisce il nome del futuro Papa a quello del suo inseparabile compagno di cordata.

(don Achille Ratti in montagna)

Una passione nata in famiglia e tutt’altro che platonica ma anzi coltivata con scrupolo e praticata con estrema accuratezza.

Il Papa anche sul soglio pontificio non dimenticò la sua antica passione e il 20 agosto 1923, scrivendo al vescovo di Annecy affermò senza mezzi termini che "tra tutti gli esercizi di onesto diporto nessuno più di questo (...) può dirsi giovevole alla sanità dell'anima nonché del corpo. Mentre, col duro affaticarsi e sforzarsi per ascendere dove l'aria è più sottile e più pura si rinnovano e si rinvigoriscono le forze, avviene pure che coll'affrontare difficoltà d'ogni specie si divenga più forti pei doveri anche più ardui della vita".

A conferma del valore innanzitutto morale della pratica alpinistica, quasi sei anni dopo, commentando il 13 febbraio 1929 a studenti dell'Università Cattolica di Milano la recentissima firma dei Patti Lateranensi, Pio XI ebbe a confidare che "qualche volta siamo tentati di pensare (...) che forse a risolvere la questione ci voleva proprio un Papa alpinista, un alpinista immune da vertigini ed abituato ad affrontare le ascensioni più ardue".

Ma gli aspetti più propriamente tecnici finiscono per fondersi con quelli pastorali.

Pio XI nominò San Bernardo patrono di montanari e alpinisti, aggiunse al Rituale una formula specifica per benedire corda e piccozze e, in una lettera apostolica, arrivò a definire l’alpinismo come l’attività sportiva «più corroborante per la sanità morale e per la salute fisica».

Il collegamento ideale con Giovanni Paolo II è più che fondato. Non solo per l’intenso amore per la montagna condiviso dai due Pontefici. Ma anche per la capacità di entrambi di riuscire a guardare “oltre” le vette, ancora più su.






giovedì 17 dicembre 2009

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